domenica 20 dicembre 2015

A SCUOLA DI PROGRAMMAZIONE CON CODERDOJO MEDIGLIA


Ben 43 aspiranti programmatori (alunni delle classi prime, seconde e terze della nostra scuola) si sono cimentati ieri  nella realizzazione di un videogioco con Scratch, guidati dai bravissimi mentor  dell'associazione Coderdojo Mediglia. (Il mentor è la persona dello staff che aiuta gli alunni a superare eventuali difficoltà negli esercizi assegnati). Tre ore  che sono volate, alla fine tutti veramente soddisfatti e con la voglia di proseguire ancora in questa interessante e stimolante attività di "introduzione alla programmazione", detta anche "coding".

Che cos'è il coding? «Imparare a programmare non serve solo a creare futuri programmatori, di cui pure c’è bisogno» spiega Alessandro Bogliolo, docente all’università di Urbino e «ambasciatore» per l’Italia della «CodeWeek», andata in scena lo scorso ottobre. «Il salto di qualità si fa quando si inizia a pensare che il coding debba diventare materia di studio». E lo sta diventando un po’ in tutto il mondo. Barack Obama pochi mesi fa aveva esortato gli studenti americani: «Non comprate un nuovo videogioco, fatene uno. Non scaricate l’ultima app, disegnatela». In Italia, tra le linee guida del progetto del governo sulla «Buona Scuola» è citata anche l’«educazione al pensiero computazionale e al coding nella scuola italiana». Sono moltissimi ormai i corsi, i work-shop e gli appuntamenti nel nostro Paese.
Tutti attenti..notare, nell'angolo, in piedi,  un giovanissimo mentor!
Il concetto chiave è il «pensiero computazionale», che significa pensare in maniera algoritmica ovvero trovare una soluzione e svilupparla. Il coding dà ai bambini una forma mentis che permetterà loro di affrontare problemi complessi quando saranno più grandi. Insomma imparare a programmare apre la mente. Per questo si può cominciare già in tenera età. Anche per uscire da un equivoco: quello che i nostri bambini, i cosiddetti «nativi digitali», siano bravissimi con le nuove tecnologie. Per gli adulti il tablet o lo smartphone sono una finestra di libertà. Molli il piccolo davanti a quello strumento per una mezzora, ti godi un po’ di pace, poi lo vedi disinvolto con la tecnologia e pensi che tutto finisca lì. Ma è una fruizione passiva». Quando i bambini si avvicinano al coding, invece, diventano soggetti attivi della tecnologia. I risultati sono immediati. In poco più di un’ora si può creare un piccolo videogioco, funzionante: «Li rendiamo produttori di tecnologia. E i ragazzi via via maturano anche una presa di coscienza. Quando lavorano per il loro videogame vogliono che sia difficile. “Altrimenti chi lo usa si annoia”, dicono. Iniziano a vedere le cose da una prospettiva diversa».

http://malditech.corriere.it/2014/11/21/che-cose-il-coding-e-perche-i-vostri-figli-dovrebbero-imparare-a-programmare/
Fabizio Vettore,  dell'associazione Coderdojo Mediglia 


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