domenica 18 gennaio 2015

CHE COSA E' LA VITA? E LA MORTE?

                          

I tentativi di definire con precisione la vita risalgono ai filosofi greci. Aristotele credeva che, a differenza di quelle inanimate, tutte le cose viventi avessero tre tipi di anima: vegetativa, animale e razionale, quest'ultima esclusiva degli esseri umani.  Nel XVII secolo, il chimico tedesco George Erns Stahl e altri iniziarono a definire una dottrina che divenne poi nota come vitalismo, affermando che  gli organismi viventi sono fondamentalmente diversi dalle entità non viventi perché contengono elementi non fisici e che la materia organica (molecole che contengono carbonio e idrogeno,  tipiche degli  esseri viventi) non poteva derivare dalla materia inorganica (molecole prive di carbonio derivate soprattutto da processi geologici).
Oggi si ritiene che poter definire un essere come vivente, questo debba avere certe caratteristiche:
ordine, crescita e sviluppo, metabolismo (si spende energia per crescere e per ritardare il decadimento), reazione a stimoli (cambiare comportamento in risposta a luce, temperatura, sostanze chimiche o altri aspetti dell'ambiente); riproduzione (clonazione o accoppiamento per la produzione di nuovi organismi e trasferimento di informazioni genetiche da una generazione alla successiva), ed evoluzione (la composizione genetica di una popolazione cambia nel tempo).
Non è facile però mettersi d'accordo, c'è sempre qualcosa che fa eccezione: quasi nessuno considera vivi i cristalli, per esempio, eppure sono altamente organizzati e crescono. Una foglia muore  quando cade, quando tocca terra oppure quando alla fine sono morte tutte le sue singole cellule?
Nemmeno la riproduzione definisce un essere vivente: ad es. la Turritopsis nutricula, la medusa immortale, può alternare a tempo indeterminato la sua forma adulta e la sua fase giovanile. Questa tremolante gelatina non si riproduce, né si clona o invecchia in modi consueti, ma chiunque sarebbe d'accordo nel considerarla viva. 
Recentemente, dalla NASA, la vita è stata definita "un sistema in grado di autosostentarsi, capace di evoluzione darwiniana."
In base a questa definizione i virus non sono da ritenere esseri viventi, perchè incapaci di duplicarsi, se non sfruttando l'organizzazione di altri esseri viventi. Ma un verme parassita che vive nell'intestino di una persona ha tutte le informazioni genetiche necessarie per riprodursi, ma non sarebbe mai capace di farlo senza le cellule e le molecole dell'intestino da cui ruba l'energia per sopravvivere. Quindi, dobbiamo escludere i vermi e  anche tutti gli altri parassati tra gli esseri viventi?

Perché definire la vita è così frustrante e difficile? Perché scienziati e filosofi hanno fallito per secoli nel trovare una proprietà fisica specifica o un insieme di proprietà che separi nettamente i vivi dagli inanimati? Perché una proprietà simile non esiste. La vita è un concetto che abbiamo inventato. Al livello più fondamentale, tutta la materia esistente è una disposizione degli atomi e delle particelle che li costituiscono. Queste disposizioni ricadono in un immenso spettro di complessità, da un singolo atomo di idrogeno a una cosa intricata come il cervello umano. Non esiste una soglia passata la quale un insieme di atomi diventa improvvisamente vivo, non c'è alcuna distinzione categorica tra i viventi e inanimati, nessuna scintilla frankensteiniana. Ciò che differenzia le molecole di acqua e le rocce dai gatti e dalle persone non è la “vita”, ma la complessità. Tuttavia non troveremo mai una linea di demarcazione netta tra esseri viventi e non viventi perch[ si tratta appunto  di concetti e non di realta.  

http://www.lescienze.it/news/2013/12/07/news/definizione_vita_non_soddisfacente_non_esiste-1920964/

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