martedì 5 agosto 2014

LA PUNTURA? CHE PAURA

Tutti, ma proprio tutti, sanno cos'è una "puntura" 
Il termine esatto sarebbe iniezione (intramuscolare, endovenosa,  ipodermica,  sottocutanea),  ma la parola più usata è sempre quella: "puntura".
Molti bambini (e non pochi grandi) ne hanno una discreta paura, talvolta molta paura. Paura dovuta in parte al dolore (di solito modesto) e in parte all'impressione dell'ago. Spesso il dolore non è dovuto all'ago, ma alla natura del liquido iniettato.... alcuni antibiotici in sospensione sono particolarmente famosi per questo tipo di  dolore. Le iniezioni comunemente più temute sono quelle che ci regala il dentista per anestetizzare uno o più denti.... fifoni o no, è comunque una cosa che proprio non piace  a nessuno! (Ma comunque sempre meglio che rinunciare all'anestesia....)

Proviamo a vedere la cosa da un punto di vista più tecnico-scientifico: noi assumiamo farmaci in due modi principali: a livello locale (su una piccola parte del corpo) o sistemico (in tutto il corpo).
Nel primo caso usiamo creme, pomate, disinfettanti o anestesie proprio sulla parte del corpo che vogliamo trattare. Se invece vogliamo che il farmaco raggiunga tutto il corpo e qualche organo interno in particolare, sfruttiamo come veicolo l'apparato digerente (sciroppi, compresse, capsule e supposte) o, molto meno frequentemente, l'apparato respiratorio (inalazioni). Entrambe gli apparati consentono l'ingresso del farmaco nel sangue che, come è sua funzione primaria, distribuirà la sostanza a tutte le cellule del corpo.
Occorre però che il digerente sia in buone condizioni e riesca ad assorbire in modo affidabile. Inoltre la sostanza non deve procurare danni o fastidi eccessivi proprio all'apparato digerente e non deve essere danneggiata dai succhi gastrici o enterici; comunque bisogna avere la pazienza (e il tempo!) affinché tutto il farmaco venga assorbito.
Iniettando invece il preparato in un muscolo, i capillari provvedono a immetterlo nel ciclo principale del sangue in pochi minuti. Per accorciare ancora di più i tempi si praticano le iniezioni endovena, direttamente nel sangue
La siringa esisteva molto prima dell'inizio della storia delle "punture" ma era usata per farcire cibi oppure per "irrigazioni" cioè per pulire o disinfettare piaghe o per iniettare liquidi nelle cavità naturali del corpo. Non terminava con un ago ma con un beccuccio più o meno grosso, adatto per farcire i bigné, ma non certo per fare una iniezione!

Il termine "siringa" deriva dal greco antico σῦριγξ, Sirynx  che  significa canna, tubo. Si chiamava siringa anche il flauto costituito di più segmenti di canna affiancati e legati fra loro o saldati con cera, di pari livello all'imboccatura, ma di decrescente lunghezza, conosciuto come flauto di Pan.
Mito di Pan e della ninfa Siringa:  narra Ovidio (nelle Metamorfosi) di come “La ninfa Siringa, sorda alle preghiere amorose del dio Pan,  fuggisse, inseguita,  per luoghi impervi,  finché non giunse alle correnti tranquille del sabbioso Ladone; come qui, impedendole il fiume di correre oltre, invocasse le sorelle dell’acqua di mutarle forma; come Pan, quando credeva d’aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un fascio  di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla. ”  liberamente da: http://conme.wordpress.com/

Prima del 1850 l'idea di iniettare un medicamento attraversando la pelle era venuta ad un medico irlandese, Francis Rynd, che inoculava una soluzione a base di morfina per curare la sciatica. 
Il dott Rynd rivendicò anche di essere stato il primo a iniettare un farmaco: 

   "The subcutaneous introduction of fluids, for the relief of neuralgia, 
was first practised by me, 
in the Meath Hospital, in the month of May 1844. 
The cases were published in the Dublin Medical Press of march 12, 1845"

Tuttavia non si trattava di una vera iniezione con siringa: il liquido veniva fatto colare per gravità attraverso una cannula infilata in una incisione precedentemente praticata. Una idea innovativa ma non una "iniezione" come la intendiamo adesso.

Gabriel Pravaz
Nel 1852 l'idea di collegare una siringa ad un ago (d'argento!) venne al medico francese Charles Gabriel Pravaz. In realtà il primissimo uso della iniezione da parte di Pravaz non riguardò la somministrazione di un farmaco sistemico, ma il trattamento sostanzialmente locale degli aneurismi arteriosi con cloruro di ferro, un forte coagulante.
Nella siringa Pravaz il liquido contenente il farmaco non cola più per gravità, ma è spinto da uno stantuffo di cuoio che avanza a ogni giro di vite.... ogni giro, una goccia. La siringa è molto piccola e a volte è necessario ricaricarla e poi riprendere l'iniezione...
Le fonti non sono tutte concordi nel classificare Pravaz come l'inventore definitivo della moderna iniezione. Probabilmente all'inizio il suo ago non era un ago, ma una sottile cannula (trocard) e comunque (sempre all'inizio) il foro nella pelle e nei tessuti sottocutanei veniva fatto  prima con una punta e ripreso poi con l'ago.



                                    Collezione Rocchini Dumas  

L'idea di rendere il trocard della siringa Pravaz sottile come un ago e con la punta tagliata obliquamente sarebbe stata del costruttore francese di strumenti chirurgici Frédéric Charrière che rese anche smontabile il corpo della siringa. Inoltre il pistone fu realizzato anche con midollo di sambuco o cilindretti di cotone pressato, in alternativa al cuoio.


Collezione Rocchini Dumas  

Alexander Wood
Quasi contemporaneamente anche il medico inglese Alexander Wood utilizzò a partire dal 1853 una siringa per iniettare attraverso un vero ago una soluzione antidolorifica a base di morfina in prossimità dei nervi responsabili del dolore.
Purtroppo, come lui stesso relazionò, la siringa che utilizzava risentiva della "rozza costruzione"... l'ago era troppo grosso e quindi penetrava nei tessuti producendo "grandi lacerazioni e quindi vivo dolore" In più la siringa non aveva una scala graduata e quindi era anche difficile dosare il farmaco. Secondo alcune fonti sembra che con questo strumento Wood eseguisse anche  delle endovene, sempre a base di morfina come antidolorifico. Certamente alcuni pazienti rischiarono l'overdose, tanto che circola la storia (probabilmente falsa) che sua moglie ne sia addirittura morta.
Solitamente in queste pagine mettiamo in luce le intuizioni, la fatica, la costanza e il sacrificio degli scienziati, ma questa volta non possiamo non annotare anche il coraggio e la sofferenza  dei pazienti. 
In Italia i primi ad utilizzare la siringa per iniezioni furono dal 1860 il dott.Bartolomeo Guala, primario dell'ospedale di  Brescia e, dal 1861,  il chirurgo Ambrogio Gherini a Milano.
Interessante un dettagliato manuale italiano di quegli anni volto alla diffusione della pratica dell'iniezione, di Plinio Schivardi, (la II edizione è del 1871); tra le altre cose scrive anche: 

per l'operazione ipodermica nessun atto preliminare è assolutamente necessario. 
Non occorre né lavare la pelle se sporca; né ungerla. 
Neppure occorre che l'ago venga unto

A quell'epoca i batteri erano noti solo vagamente e comunque non collegati alle infezioni e l'idea di sterilizzare o disinfettare qualcosa non aveva significato... non c'è quindi da stupirsi se le cronache riportano vari casi di infezioni, a volte anche mortali, "inspiegabilmente" susseguenti a iniezioni praticate con queste modalità.
Siringa ipodermica in argento e vetro, con  scatola in legno rivestita esternamente in pelle ed internamente in velluto blu. Numeri graduati incisi in carattere gotico sul corpo in vetro. Datata 186o circa. Dim. scatola 13x2,5x1,5 cm. (da Medicantica)





Set Siringa di Pravaz di alta qualità, con scatola decorata in metallo placcato nickel. Siringa con i numeri dipinti in inchiostro nero sul corpo in vetro. Datata 189o circa Dim. Scatola 8x3,5x1 cm. (da Medicantica)



Solo verso la fine dell'800 prende piede l'idea di sterilizzare ago e siringa mediante bollitura. Quindi niente più pistone in cuoio e spazio alle siringhe completamente in vetro o in vetro e metallo.


Questa è per molti di noi "la puntura della nonna" anzi, il contenitore in alluminio che si lasciava parecchi minuti in acqua bollente per sterilizzare ago e siringa (da collezione-online.it)

Poi, con la diffusione della plastica negli anni 60 la  pratica della bollitura verrà sostituita dalle siringhe usa e getta, con grande risparmio di tempo. Intanto la tecnologia produrrà aghi sempre più sottili e (quasi) indolori; in qualche caso addirittura flessibili (quelli per l'anestesia locale nelle gengive).  

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