sabato 16 agosto 2014

E' MARCITO, HA FATTO LA MUFFA, HA FATTO I VERMI


Queste espressioni, assolutamente corrette per quanto riguarda l'italiano, sono invece dal punto di vista degli Studi Naturali una enorme sciocchezza, perché i cibi non marciscono in modo autonomo e meno ancora sono capaci di produrre della muffa. I cibi (come quasi tutte le sostanze organiche) marciscono perché dei batteri li decompongono,  le muffe sono degli organismi viventi del Phylum dei funghi; quanto ai vermi, ammesso che siano veramente dei vermi, derivano da uova che il loro genitore deve deporre.
Invece le tre espressioni del titolo sono interessanti come  fossile lessicale, testimonianza di un modo di pensare e poi di una tradizione nemmeno molto antichi.
Questi modi di dire, adesso relegati nella soffitta della nonna, erano accettati anche dalla Scienza, fino al 1864, anno in cui Pasteur dimostrò sperimentalmente che gli organismi non si producono spontaneamente da un qualche substrato.
Prima del 1864,  la questione era costantemente in discussione: alcuni scienziati erano convinti che, come per gli organismi di grandi dimensioni, fosse necessaria una coppia di genitori, o almeno uno; altri invece ritenevano che vermi, lumache, insetti e ancor più i microrganismi, si riproducessero per generazione spontanea da materiale organico o dal fango. Si pensava addirittura che una camicia sporca, abbandonata, potesse dar origine a topi. 
Il punto fondamentale è che allora si pensava che la vita dipendesse da un misterioso flusso vitale, qualcosa di non lontano da una dimensione spirituale. E il flusso vitale è presente nell'aria o forse anche nelle cose morte o in quelle non organiche..... e permette la generazione spontanea, cioè automatica di esseri viventi.
Francesco Redi è il primo scienziato che si e' opposto decisamente all'idea della generazione spontanea:
«Per molte osservazioni molte volte da me fatte mi sento inclinato a credere che la terra, da quelle prime piante e da quei primi animali che ella nei primi giorni del mondo produsse per comandamento del sovrano e onnipotente fattore, non abbia mai più prodotto per se medesima né erba, né albero, né animale alcuno perfetto o imperfetto ch’ei fosse; e tutto quello che ora nascere da lei o in lei veggiamo, venga tutto dalla semenza reale e vera delle piante e degli animali stessi».
Ma soprattutto Redi per la prima volta applicò il metodo sperimentale alla biologia.
Per il suo famoso esperimento preparò alcuni recipienti contenenti una piccola dose di vari tipi di carne;  di questi, una metà li lasciò aperti e gli altri li sigillò accuratamente. Il risultato si dimostrò subito chiarissimo: solo i primi campioni, nei quali le mosche avevano potuto entrare (e, adesso lo sappiamo, deporre le uova), avevano dato origine a larve (hanno l'aspetto di vermini bianchi, ma non sono vermi) che poi si erano sviluppate in mosche identiche alle prime. La carne dei recipienti sigillati, invece, era diventata anch'essa putrida e si era decomposta, ma senza dar luogo a nessuna forma di vita visibile. 
La causa della nascita delle larve non stava in un flusso vitale dell'aria o della materia, ma nelle uova deposte da genitori della stessa specie. 
I risultati furono contestati: il fatto che i contenitori fossero sigillati aveva impedito al flusso vitale di entrare e di manifestarsi. Tutto sommato l'obiezione aveva anche un fondamento: le larve sarebbero comunque morte subito per mancanza di ossigeno.
Allora Redi progettò un secondo esperimento, per quei tempi un capolavoro: questa volta chiuse i contenitori contenenti la carne soltanto con della garza, in modo che l'aria e qualsiasi flusso vitale potessero liberamente passare, ma non le mosche. Ovviamente, senza uova, niente vermini.... e fine delle contestazioni.
La millenaria credenza nella generazione spontanea era stata sconfitta per sempre, almeno a livello di organismi superiori. 
Queste conclusioni vennero presentate da Redi nelle

                                     Esperienze intorno alla generazione degl' insetti:

“Mio Signore.
E' non ha dubbio alcuno che nell’intendimento delle cose naturali dati sono dal
supremo Architetto i sensi alla ragione come tante finestre o porte per le quali o ella si
affacci a mirarle, o elleno entrino a farsi conoscere. Anzi, per meglio dire, sono i sensi
tante vedette o spiatori che mirano a scoprire la natura delle cose e ‘l tutto riportano
dentro alla ragione la quale, da essi ragguagliata, forma di ciascuna cosa il giudizio,
altrettanto chiaro e certo quanto essi sono più sani e gagliardi, e liberi da ogni ostacolo
ed impedimento. Onde acciocché restino sincerati, molto spesso ci avviciniamo o ci
discostiamo, mutando lume e posto a quelle cose che da noi si riguardano, e molte altre
azioni facciamo, non solamente per soddisfare la stessa vista, ma e l’odorato e ‘l gusto e
l’udito e ‘l tatto in guisa tale ch’e’ non è uomo alcuno, il quale abbia fior d’ingegno, che
ricerchi dalla ragione il giudizio delle cose sensibili per altra via che per quella più
facile e più sicura da’ propri sensi aperta e spianata.” 


Negli anni seguenti la teoria della generazione spontanea venne progressivamente abbandonata. Tuttavia, il diffondersi dei microscopi riaccese il dibattito; bastava infatti  mettere delle sostanze organiche in soluzione  a 20°C-40°C per breve tempo ed ecco che  delle strane "bestioline viventi" apparivano sulla superficie e nell'acqua.
John Turbeville Needham procedette allora a dimostrare che la generazione spontanea è possibile relativamente ai viventi microscopici e semplici. Per uccidere tutti i microorganismi fece scaldare un brodo organico ad alta temperatura (Ma, errore, inferiore a 100°C) versando poi il preparato in provette (Secondo errore, perché anche così si ha una contaminazione, cioè altri esseri microscopici entrano nel liquido dall'aria o dalla superficie delle provette). Ovviamente la vita (Protozoi, batteri, lieviti, ecc) riprendeva e quindi lui convinse se stesso e  molti altri che i viventi  possono scaturire da sostanze organiche morte. Nel 1750 pubblicò i suoi risultati nelle 

"Nouvelles observations microscopiques avec des découvertes intéressantes 
sur la composition et décomposition des êtres organisés "
(Parigi 1750)

Anche scienziati di grande fama come Buffon ci cascarono....... Lazzaro Spallanzani no.
Tra Modena, Reggio Emilia e Pavia Spallanzani lavorò diversamente sulla questione, sterilizzando i campioni (sempre brodo organico) mediante parecchi minuti di  bollitura (A 100°C tutti i microrganismi muoiono, tranne qualche virus, cosa che qui non ci interessa). Immediatamente dopo sigillava il contenitore: fondeva addirittura il vetro del collo delle ampolle, un metodo veramente drastico!
In queste condizioni nessun microorganismo  si sviluppava, dimostrando quindi che ogni vivente deriva da un altro vivente. Dopo quattro anni di lavoro, Spallanzani nel 1765 pubblicò i suoi risultati nelle

"Osservazioni Microscopiche sul Sistema della Generazione de’ Signori di Needham e Buffon"



Tuttavia la faccenda non era ancora risolta, perché secondo alcuni la sigillatura avrebbe impedito l'azione del flusso vitale. In realtà in questo caso la sigillatura non crea problemi perché l'ossigeno contenuto nell'ampolla è più che sufficiente.... ma non importa, di questo non si sapeva proprio niente e chi voleva pensare ad uno spirito-flusso vitale che si manifesta solo se liberamente in contatto con l'esterno o che proviene dall'esterno, continuava a pensarlo.

Louis Pasteur
Il dibattito, spesso in forma piuttosto polemica, proseguì fino a quando l'Accademia delle Scienze di Parigi offrì un premio a chiunque fosse stato in grado di fare luce sull'argomento. 
Il premio fu vinto nel 1864 da Louis Pasteur che attraverso un semplice ma geniale esperimento riuscì a confutare definitivamente la teoria della generazione spontanea. Si tratta di una modifica del lavoro di Spallanzani in quanto egli impiegò per i suoi esperimenti dei matracci (grosse ampolle) a collo d'oca, che permettevano l'entrata dell'aria, ma impedivano a spore e batteri di risalire fino al liquido all'interno. Pasteur, come aveva fatto  Spallanzani un secolo prima, bollì il contenuto dei matracci, uccidendo così ogni forma di vita all'interno, e dimostrò che i microrganismi, incapaci di risalire il lungo collo piegato ad U, non ricomparivano.
Ricomparivano invece se il collo del matraccio veniva spezzato, permettendo così agli agenti contaminanti contenuti nell'aria di entrare.


Riproduzione del lavoro di Pasteur. Da notare i 5 matracci in basso a sinistra, ad uno dei quali è stato rotto il collo, permettendo ai microorganismi di tornare a decomporre il brodo.

(da Oeuvres de Pasteur réunies par  Pasteur Vallery-Radot, 1922 / TRECCANI.it)



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