martedì 15 aprile 2014

SO QUEL CHE PROVI: NEURONI SPECCHIO

La parola “empatia” deriva dall’etimologia greca (in – dentro, pathos – soffrire/sentire) che vuol dire provare le stesse sensazioni/emozioni dell’altro.
Si è in empatia con un’altra persona nel momento in cui ci si cala nei suoi stessi panni e si percepisce allo stesso modo la realtà.
E’ naturale che una mamma si trovi in perfetta empatia con i propri figli riuscendo a coglierne le esigenze più intime vivendo in uno stato di simbiosi. Anche un bravo attore che interpreta una parte deve essere in empatia con il personaggio che interpreta.
E’ importante entrare in empatia a volte per comprendere meglio la realtà degli altri e per operare delle scelte che non siano condizionate unicamente dal proprio punto di vista, spesso limitato. Così in certi momenti è utile per un venditore entrare in empatia con il proprio cliente al fine di interpretare meglio il suo stato d’animo e le sue necessità più profonde.
Ci sono poi alcuni che riescono più facilmente ad entrare in empatia, altri meno, ma da cosa dipende tutto questo? Come nasce questa abilità? Tutto dipende dai " neuroni a specchio".
Queste cellule, scoperte negli anni Ottanta nel cervello della scimmia da uno scienziato italiano, Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma, ci consentono di simulare nel nostro cervello quello che gli altri fanno e di capire le loro emozioni. E’ come se l’evoluzione ci avesse predisposto all’empatia. Siamo stati selezionati per essere empatici con chi è simile a noi. Di contro, in virtù dello stesso meccanismo dei neuroni a specchio, siamo predisposti a provare resistenza con chi ci appare diverso per fisionomia, razza, atteggiamenti, cultura. Tuttavia è stato rilevato che queste cellule apprendono, quindi nel tempo, se attivate, tendiamo a capire anche gli altri, cioè a comprendere anche chi è diverso da noi.

                                
                                

Nessun commento:

Posta un commento