sabato 12 aprile 2014

SIAMO POLVERE DI STELLE

Eh sì, la Terra e quindi anche noi dobbiamo la nostra origine dall'esplosione di una stella e quando il nostro Sole avrà esaurito tutto il  il suo carburante, ritorneremo ad essere povere di stelle .... Ma come può succedere tutto questo?
Le stelle nascono dalla contrazione gravitazionale di una nube di materia interstellare che, riscaldandosi, porta il nucleo centrale a temperature sufficienti ad innescare le reazioni termonucleari, in particolare di fusione dell’idrogeno in elio. L’evoluzione successiva di una stella, una volta accesa, dipende solo da due fattori: massa iniziale e composizione chimica; in particolare dalla prima dipende la sua luminosità e quindi la velocità con cui brucia il combustibile nucleare. Stelle di massa maggiore sono più calde e luminose e bruciano perciò più rapidamente. La vita di una stella di questo tipo è quindi più breve rispetto a quella di una stella di piccola massa.
Una stella che brucia idrogeno si dice che è in sequenza principale. La stella trascorre la maggior parte della propria vita in questa fase. Il Sole, per esempio, è in questa fase da 5 miliardi di anni e vi rimarrà per un periodo altrettanto lungo, finito il quale la stella passerà una breve fase di instabilità seguita da un nuovo equilibrio raggiunto nella fase di gigante rossa, con la contrazione del nucleo stellare che accende la reazione di fusione dell’elio e la conseguente espansione degli strati esterni. Una gigante rossa è enormemente più grande e luminosa di una stella di sequenza principale, ma anche molto più fredda. Antares, nello Scorpione, e Betelgeuse, in Orione, sono splendidi esempi di giganti rosse: anche a occhio nudo è immediato riconoscerne il colore.
Quando il Sole si trasformerà in una gigante rossa, i suoi strati più esterni “inghiottiranno” i pianeti Mercurio e Venere, arrivando a sfiorare l’orbita della Terra. Nella fase di gigante rossa, le stelle perdono gran parte degli strati atmosferici esterni, che vanno a formare una nebulosa planetaria, come, per esempio, M57, la “Nebulosa Anulare” nella costellazione della Lira, o M27, la “Nebulosa Manubrio” nella Volpetta, meravigliosi oggetti da osservare anche con un telescopio amatoriale. Al centro di entrambe si trova adesso una nana bianca.
Questo accade se la stella ha una massa inferiore a 1,4 masse solari e ci vogliono altri miliardi di anni perché la nana bianca si raffreddi e diventi  invisibile.
Al contrario, una stella di grande massa (almeno otto volte più massiccia del Sole), una volta terminato l’idrogeno, tenta di sopravvivere bruciando elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, attraversando diverse fasi di contrazione ed espansione. Ma in pochi milioni di anni arriva ad esplodere in maniera catastrofica come supernova, eiettando nello spazio gran parte della materia che la costituiva (resto di supernova).

                    

La supernova supera in luminosità tutte le altre stelle della sua galassia, poi si oscura rapidamente. Ciò che resta al centro è una stella di neutroni, oggetto di dimensioni ridotte, ma di densità estrema, che può manifestarsi sotto forma di pulsar (stella pulsante). Stelle di massa ancora più elevata, come esito finale dell’esplosione di supernova hanno invece la probabile formazione di un buco nero.
Per circa una settimana,

I resti di supernovae

Carl Sagan
Una supernova diffonde nello spazio gran parte del materiale che la costituiva. Il risultato dell’esplosione è una piccola stella di neutroni (o un buco nero, a seconda della massa della stella che esplode come supernova), circondata da una nube di materia che si espande allontanandosi dal nucleo dell’esplosione a velocità elevatissima: diverse migliaia di chilometri al secondo. Questa nebulosa, di forma irregolare, in continua e rapida evoluzione, prende il nome di resto di supernova (in sigla SNR, dall’inglese “Supernova Remnant”). La sua luminosità è in parte dovuta al fatto di essere “illuminata” dalla luce della stella che ancora si trova al centro, ma una parte della radiazione emessa dalla nube è dovuta anche a processi fisici che avvengono direttamente all’interno della nube stessa.

 Figli delle stelle
Studiando la composizione delle rocce del nostro pianeta troviamo elementi leggeri come l’elio, il carbonio e l’ossigeno, ma anche elementi pesanti come il cobalto, l’oro, il piombo e l’uranio. I primi sono certamente sintetizzati all’interno delle stelle durante le varie fasi evolutive. Ma l’unico meccanismo conosciuto per produrre gli elementi più pesanti del ferro, come sono appunto quelli sopra citati, è la supernova. E’ infatti grazie all’enorme energia rilasciata nell’esplosione che, nella nube di gas eiettata nello spazio, si possono formare tutti gli elementi chimici. Ed è ancora grazie alle esplosioni di supernovae che questi elementi vengono continuamente rimessi in circolo nello spazio. Da questa materia avranno poi origine altri soli, altri pianeti, come è accaduto per il nostro sistema solare e per la nostra Terra.  Ecco perché siamo tutti figli delle stelle.


                        

da: http://siderumpulvis.blogspot.it/2007/06/come-nasce-vive-e-muore-una-stella.html

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