sabato 31 agosto 2013

PROPORZIONI E PERCENTUALI

Ecco un gioco che ho trovato sul blog " Osmosi delle idee" per abbinare la percentuale con la frazione e l'immagine corrispondente.
Mi sembra che siano carino e che aiuti a comprendere l'equivalenza  fra frazione e percentuale, per chi avesse bisogno di un ripasso.
Bisogna essere un po' veloci ma è qui il bello! Cliccare sull'immagine.









mercoledì 28 agosto 2013

EQUIVALENZE

Ecco una applet per ripassare le equivalenze, consigliata  per tutti!
Potete scegliere l'unità di misura e controllare anche se avete fatto giusto.


martedì 27 agosto 2013

DOMANDA DIFFICILE

Una delle domande più difficili da spiegare ( se chi ascolta non sa ancora bene cosa sia la genetica e l'evoluzione ) è questa: è nato prima l'uovo o la gallina?
Aurora, tra un po' IIB, me lo chiesto varie volte........
Certo che non esiste l'uovo senza gallina, e viceversa, allora?
Questo paradosso era già noto al tempo dei greci e viene citato da Aristotele e Plutarco ; ora  c'é un video ( in inglese ma sottotitolato e di facile comprensione) che ci spiega, in maniera molto semplice, cosa la genetica ci suggerisce  in proposito: da un punto di vista evoluzionistico, gli uccelli (e dunque anche le galline) derivano da determinati ceppi di rettili, animali a sangue freddo dotati della capacità di deporre uova. Il diretto predecessore degli uccelli, perciò, deponeva già le uova, pur non essendo ancora, in senso stretto, un uccello né tanto meno una gallina. Nella cellula uovo è accaduto qualcosa nel DNA ( cioè nella molecola che racchiude in sé  le caratteristiche di un essere vivente), che ha determinato il passaggio da una proto- gallina a  gallina.  John Brookfield dell'Università di Nottingham (Inghilterra) in particolare affermava già nel 2006 che "il patrimonio genetico non cambia durante la vita di un organismo, l’uccello che nel corso dell’evoluzione si è trasformato nell’attuale pollo, in tempi preistorici, pertanto deve essere stato ( all'interno di )  un uovo». 
Certo che non è proprio semplice e la questione viene ancora dibattuta, visto che  c'è di mezzo la teoria dell'evoluzione.
Insomma, l'importante è che abbia  risposta ad Aurora, come le avevo promesso; intanto guardate il filmato del canale AsapSCIENCE ( ci sono tante animazioni carine anche su altre problematiche ).

              

STORIA DELLA FISICA IN UN VIDEO DI ANIMAZIONE

Questo video è molto divertente, ma anche istruttivo. E' stato realizzato per la BBC (per  Dara Ó Briain’s Science Club ) da Åsa Lucander, finlansese, illustratore e creatore di film animazione.  Ci mostra le scoperte di quattro più grandi scienziati: Galileo Galilei, Isaac Newton, James Maxwell e Albert Einstein.
Da vedere, soprattutto per gli alunni di terza. Ah, dimenticavo .......è in inglese, ma ormai avrete capito che questa lingua va assolutamente imparata se non vogliamo e non volete isolarvi dal resto del mondo.



                          
BBC Science Club - Physics from Asa Lucander on Vimeo.

domenica 25 agosto 2013

RICORDIAMO NEIL ARMSTRONG



Oggi è il primo anniversario della morte di Neil Armstrog, comandante della missione Apollo 11 e  primo uomo che ha messo piede sulla luna.
La NASA lo ricorda con questo video, Eric Brace ha realizzato la bella composizione "Tranqillity Base", scritta originariamente per commemorare il quarantesimo anniversario, nel 2009, dell'Apollo 11.


                                                                   Missione Apollo 11

Apollo 11 fu la missione spaziale che per prima portò gli uomini sulla luna, gli statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969 alle 20:18 UTC. Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell'allunaggio, il 21 luglio alle ore 02:56 UTC. Armstrong trascorse due ore e mezza al di fuori della navicella, mentre Aldrin un po' meno . Insieme raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Un terzo membro della missione, Michael Collins, rimase in orbita lunare, pilotando il modulo di Comando che riportò gli astronauti a casa. La missione terminò il 24 luglio, con l'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.
Lanciata da un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella spaziale Apollo era costituita da tre parti: un Modulo di Comando (CM) che ospitava i tre astronauti ed era l'unica parte che rientrava a Terra, un Modulo di servizio (SM), che forniva il modulo di comando di propulsione, energia elettrica, ossigeno e acqua, e un Modulo Lunare (LM) per l'atterraggio sulla Luna.
La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale. Armstrong quando mise il piede sulla superficie lunare descrisse l'evento come:


« Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo da gigante per l'umanità. »

venerdì 23 agosto 2013

PIU' O MENO, QUANTO "FA?"

Spesso c'è la necessità di conoscere velocemente, anche se in modo  approssimativo il risultato di una moltiplicazione. Questo è utile non soltanto per l'INVALSI ma anche nelle tante occasioni della vita quotidiana, basti pesare al calcolo del prezzo di una merce scontata, agli interessi su un conto corrente...
Ecco qua una applicazione di Geogebra per esercitarsi su questo tipo di calcolo. Cliccate sull'immagine

.

mercoledì 21 agosto 2013

CHE COS'E' L'AURORA BOREALE


L'aurora boreale è un fenomeno fisico provocato dall'urto di particelle elementari, per lo più elettroni, contro gli atomi che si trovano negli strati più esterni dell'atmosfera terrestre. A causa degli urti gli atomi si eccitano ed emettono luce di diverso colore. Le aurore hanno una grande varietà di caratteristiche e compaiono nelle regioni polari sia nell'emisfero boreale sia in quello australe, per cui è più corretto chiamarle aurore polari.

Per secoli ritenute segni divini

Drappeggi colorati che si agitano come sospinti dal vento, macchie lattiginose, archi di luce e raggiere pulsanti, lingue di fuoco: le aurore boreali sono fenomeni luminosi molto frequenti nelle zone polari, dove si manifestano con una grande varietà di forme e di colori. Per questo motivo nell'antichità furono considerate prodigi di natura divina.
Uno dei primi a tentare una spiegazione scientifica del fenomeno è stato nel 4° secolo a.C. il filosofo greco Aristotele. Nella sua opera Meteorologia attribuì le aurore boreali ai vapori che da terra salivano verso il cielo. Ma la corretta spiegazione è arrivata solo a partire dai primi del Novecento, quando è stata chiarita la struttura dell'atomo e gli astronomi hanno capito meglio la natura del Sole e le sue complesse interazioni con la Terra.
Poiché fin dall'antichità il fenomeno è stato segnalato e descritto dai popoli dell'emisfero nord o boreale, per molto tempo si è pensato che fosse esclusivo di questa parte del mondo ed è stato ribattezzato aurora boreale. Oggi sappiamo invece che si verifica anche nell'emisfero australe ed è quindi più opportuno usare il termine generico di aurore polari.

Apparenze diverse, ma una sola causa

All'origine dei tanti volti delle aurore polari c'è lo stesso fenomeno fisico: l'urto di sciami di particelle elementari di origine solare con gli strati più alti dell'atmosfera terrestre.
Il nostro Sole è una stella, come tante altre nell'Universo, e al suo interno si verificano processi di fusione nucleare. Le reazioni nucleari sono accompagnate dalla liberazione di energia che, dagli strati più esterni del onde elettromagnetiche (luce e altre radiazioni invisibili) e di particelle elementari, per lo più elettroni e protoni. Il flusso delle particelle proiettate nello spazio aumenta o diminuisce in funzione di fenomeni turbolenti come le eruzioni e le macchie solari.
Sole, si diffonde nello spazio circostante sotto forma di
Viaggiando alla velocità di centinaia di chilometri al secondo, le particelle arrivano in prossimità della Terra e fluiscono attorno al campo magnetico che avvolge il nostro pianeta. Alcuni sciami di particelle si insinuano in corrispondenza dei Poli, dove il campo magnetico è più debole e, ad altezze variabili fra 300 e 100 km, urtano contro gli atomi della rarefatta atmosfera. In seguito agli urti alcuni atomi si caricano di energia e diventano luminescenti: per esempio l'azoto emette luci bluastre, l'ossigeno verdastre.
Così hanno origine le aurore polari, che sono più frequenti e intense quando l'attività solare è ai livelli massimi e quindi i flussi di particelle aumentano. In media, gli abitanti delle zone a 60°÷70° di latitudine possono assistere a un centinaio di aurore polari ogni anno. Eccezionalmente, in occasione delle più intense tempeste solari, il fenomeno è visibile anche alle latitudini più basse.

dalla stazione ISS

Anche in una lampada al neon

Da un punto di vista fisico il fenomeno delle aurore polari è del tutto analogo a quello che avviene all'interno delle comuni lampade al neon, dove scariche di elettroni eccitano gli atomi del gas rarefatto e lo rendono luminescente. A differenza di una lampada a filamento che brilla per incandescenza, raggiungendo temperature di migliaia di gradi, quella al neon viene anche chiamata luce fredda perché la luminescenza si verifica a basse temperature.

da: http://www.treccani.it/enciclopedia/aurora-boreale_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/

L'AURORA BOREALE VISTA DALLA GROENLANDIA CON GLORIA

Reposted da : http://www.gravita-zero.org/2013/08/laurora-boreale-in-diretta-dalla.html

Da sabato 24 a giovedì 29 agosto un gruppo di astronomi, ingegneri e astrofotografi si recherà nel sud della Groenlandia per osservare l’Aurora Boreale, in questi giorni più grandiosa che mai. 


«Aurore Polari così spettacolari si possono ammirare soltanto durante il periodo di massima attività solare. Evento che si ripete solo ogni undici anni. E il 2013 è l’anno giusto: l’inversione del campo magnetico della nostra stella, rilevato poche settimane fa dalla NASA, è il segnale che l’apice è stato raggiunto», spiega Luciano Nicastro, astronomo presso l’INAF di Bologna e membro del progetto GLORIA. «Dunque, condizioni meteo permettendo, per ammirare in diretta questo spettacolo pirotecnico naturale, o vi recate in una regione vicino ai Poli o lo seguite in rete: per esempio, guardando mano a mano che verranno resi disponibili i video e le immagini raccolte dalla spedizione Shelios 2013».


La spedizione Shelios 2013 è coordinata da Miquel Serra-Ricart (astronomo dell’IAC, l’Istituto di Astrofisica delle Canarie). Grazie al progetto europeo GLORIA (gloria-project.eu), video e immagini dell’aurora vista dalla Groenlandia saranno trasmesse in diretta sul web. La trasmissione in diretta sarà effettuata, grazie ad una telecamera in bianco e nero, ogni sera dalle 02:30 alle 03:30 ora italiana, e fornirà sequenze video che mostrano i movimenti dell’aurora.
La trasmissione potrà essere seguita sul portale dedicato di GLORIA, live.gloria-project.eu, oppure su sky-live.tv. Il portale di GLORIA riporterà anche informazioni aggiornate sulle condizioni meteo presso il sito di osservazione e sull’orario effettivo della trasmissione. Le informazioni saranno diffuse anche attraverso i social network di GLORIA. Inoltre, durante la trasmissione in diretta, ogni minuto due immagini a colori ad alta risoluzione verranno acquisite contemporaneamente da due luoghi diversi e distanti alcuni chilometri. Tali immagini saranno messe a disposizione degli studenti per svolgere un’attività didattica: il calcolo dell’altezza dell’aurora utilizzando il metodo della parallasse.
Guardate questo bellissimo video con time lapse dell'aurora boreale


martedì 20 agosto 2013

LO ZERO ARRIVA IN EUROPA

Dall’India, lo zero e il nuovo sistema di numerazione arriveranno in Europa. Non direttamente, ma attraverso gli arabi. Nel secolo IX dopo Cristo, Abu Jafar Muhammad Ibn Musa al-Khwarismi, cioè Mohammed padre di Jafar e figlio di Musa, il Kwarismiano (della provincia persiana di Khoresm) scrisse un libretto di aritmetica nel quale spiegava l’uso dei nuovi numeri, da lui conosciuti attraverso gli scritti dei matematici indiani, alcuni dei quali erano arrivati alla corte di Bagdad.
                         

Il libro ebbe una grande diffusione e, tradotto in latino, probabilmente da Abelardo di Bath, verso il 1120, contribuì a far conoscere anche ai matematici europei il nuovo sistema di numerazione.
La confusione a proposito dello zero era però ancora grande. Veniva considerato un’invenzione del diavolo. Per Guglielmo di Malmsbury, ad esempio, la matematica del mondo arabo, che introduceva lo zero, era "pericolosa magia saracena". 
Si cercava di ridicolizzarlo: 
“Proprio come il pupazzo vorrebbe essere un’aquila, l’asino un leone e la scimmia una regina, così lo zero si dà arie e pretende di essere una cifra” - troviamo scritto in un libro francese del XV secolo. 
Altri gli attribuivano proprietà addirittura divine, come dimostra questo brano, tratto da un celebre manoscritto del monastero di Salem, del XII secolo: 
“Ogni numero nasce dall’Uno e questo deriva dallo Zero. In questo c’è un grande sacro mistero: Dio è rappresentato da ciò che non ha né inizio né fine; e proprio come lo zero non accresce né diminuisce un altro numero al quale venga sommato o dal quale venga sottratto, così Egli né cresce né diminuisce”.

Interpretazioni diverse dunque dello zero, di cui si riconosceva certo l’importanza, anche se non era ben chiaro fino a che punto potesse essere considerato un numero. 
Gerberto d’Aurillac, celebre matematico, destinato a diventare papa Silvestro II nel 999, è stato fra i primi divulgatori delle cifre indo-arabiche e dello zero che aveva conosciuto durante un suo viaggio in Spagna nel 967. Nella rappresentazione dei numeri naturali sull’abaco, Gerberto segnalava l’assenza di un’unità lasciando vuota la colonna corrispondente.
E uno dei primi manuali di presentazione delle nuove cifre è stato il Liber Abaci, scritto da Leonardo Fibonacci nel 1202. Il padre di Fibonacci era un mercante e il commercio lo aveva portato a contatto con il mondo arabo. 
Fibonacci ebbe così modo di studiare sotto la guida di un maestro musulmano e di compiere molti viaggi in Oriente, venendo a conoscenza dei nuovi numeri e dei loro grandi vantaggi nel far di conto. 
evoluzione cifre indo-arabe
“Gli indiani - scrive Fibonacci nel suo libro – usano nove figure: 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1 e con queste, assieme al segno 0, che gli arabi chiamano cephirum, scrivono qualsiasi numero”. Lo zero era diventato cephirum in latino, come traduzione della corrispondente parola araba sifr, traduzione a sua volta del termine sunya che in sanscrito significa “vuoto”. Cephirum o ciphra quest’ultimo termine per indicare poi, in italiano, non solo più lo zero, ma qualsiasi cifra. Mentre Cephirum diventerà zefiro, zevero e finalmente, nel dialetto veneto, zero:
“Et dovete sapere chel zeuero per se solo non significa nulla - scriveva Fibonacci - ma è potentia di fare significare... Et decina o centinaia o migliaia non si puote scrivere senza questo segno 0”. Se già nel Duecento quindi, lo zero e il sistema di numerazione indo- arabico erano universalmente noti in Europa, dovevano però passare ancora diversi secoli prima di una loro definitiva affermazione.



NUMERAZIONE ROMANA

Per sapere quale tipo di numerazione usavano i Romani cliccare qui o sull'immagine



sabato 17 agosto 2013

ANTICHI SISTEMI DI NUMERAZIONE: I MAYA


Il sistema di numerazione usato dai Maya era vigesimale (a base venti), posizionale e comprendeva l'uso dello zero.
I numeri erano rappresentati attraverso tre simboli, una conchiglia vuota, un punto (Frijolito o Maisito, cioè un chicco di mais) e una linea (Palito cioè una barretta di legno), che rappresentavano rispettivamente lo zero, l'uno e il cinque. Le cifre venivano ordinate verticalmente: la cifra che rappresentava un valore più alto si trovava al livello grafico superiore.
A volte le cifre venivano rappresentate come glifi a forma di faccia. Si pensa che questi glifi rappresentino la divinità associata al numero; questo uso è però raro, e testimoniato solo in alcune delle incisioni più elaborate.
In tutti gli esempi a noi giunti di rappresentazione di grandi numeri la base moltiplicativa per il primo livello è uno, per il secondo livello è 20,  per il terzo livello è 360 (18*20) anziché 400 (20*20). Si pensa che questo sia dovuto a motivi religiosi legati al loro calendario (360 è un numero vicino alla durata dell'anno), mentre il rapporto tra i livelli più alti riprende ad essere 20.


I Maya per indicare un ordine numerico vuoto inventarono lo zero. Lo rappresentavano usando diversi glifi per lo più a forma di conchiglia; altre interpretazioni possibili del simbolo sono una spirale, un guscio vuoto o un occhio socchiuso.
Una delle possibili cause dell'introduzione dello zero è religiosa: per i Maya infatti la numerazione scritta aveva una grande importanza dal punto di vista del computo del tempo, e i sacerdoti avevano bisogno dello zero come segnaposto nei loro calcoli legati all'astronomia e al calendario.


venerdì 16 agosto 2013

ANTICHI SISTEMI DI NUMERAZIONE (SUMERI, EGIZIANI)

Un sistema di numerazione è un modo di esprimere e rappresentare i numeri attraverso un insieme di simboli. Tutte le civiltà conosciute hanno ideato un sistema di numerazione, a partire dalle popolazioni primitive che adottavano il sistema di numerazione additivo fino all'epoca attuale, in cui è diffuso il sistema di numerazione posizionale.

Vediamo alcuni sistemi di numerazione antichi e più conosciuti e iniziamo dai Sumeri ( terzo millennio a.C.


 Il sistema di numerazione sumero usava due soli simboli ed era di tipo misto, additivo e posizionale. I simboli sono composti per formare i numeri fino al 59 in maniera additiva, mentre dal 60 in poi la rappresentazione diviene posizionale in base 60. 
Lo stesso simbolo assumeva, infatti, il valore diverso se scritto distanziato con uno spazio dagli altri. 
I simboli utilizzati come detto sono due, infatti lo stilo usato per le incisioni sulle tavolette d'argilla fresca era impiegato secondo due modalità di incisione: di taglio e di piatto. 
Il  simbolo Y viene utilizzato per rappresentare le unità mentre <  rappresenta le decine. 

                                                     
                                                 
Dopo il numero 60 viene utilizzata la notazione posizionale, ciò fa risparmiare una notevole quantità di simboli


Notiamo che manca un simbolo per lo zero


LE QUATTRO OPERAZIONI

Ci sono già dei post sulle quattro operazioni, con esercizi di ripasso ( anche on line ).
Volevo qui invece mettere una risorsa che facilita molto il modo con cui si possono esprimere oralmente le proprietà delle prime quattro operazioni, cosa che per molti alunni è molto difficile.
Ecco qui il link  http://www.maecla.it/Matematica/propriet%C3%A0%20%204%20operazioni.pdf, oppure cliccate sull'immagine.


mercoledì 14 agosto 2013

JENNER E LA VACCINAZIONE


Vaccinazioni obbligatorie e vaccinazioni volontarie.... contro  epatite, poliomielite, tetano, pertosse, contro la rosolia.... ma anche contro colera, tifo, febbre gialla.... un mondo di vaccinazioni.
Ma sarà meglio cominciare dalla origine della parola" vaccino": essa nasce non come nome, ma come aggettivo. Si dice latte (o formaggio) vaccino, cioè di vacca, di mucca. Così come si dice formaggio pecorino, se fatto con latte di pecora,  o formaggio caprino, se fatto con latte di capra.
Ma cosa c'entrano le mucche con la protezione da molte malattie??
Lady M.W. Montagu
Bisogna tornare indietro al 1718, quando Lady Mary Wortley Montagu, bella, affascinante e colta nobildonna inglese, moglie dell'ambasciatore inglese a Istanbul (un tempo Bisanzio, poi Costantinopoli) rientra in Gran Bretagna e descrive la pratica che usano i Turchi Ottomani per difendersi dal vaiolo.
pustole vaiolose
Il vaiolo era in quel tempo una delle tante malattie da cui non si sapeva come difendersi.
Anzi non si sapeva nemmeno quali ne fossero le cause, nemmeno se fossero esterne o interne all'organismo. ( oggi sappiamo che la malattia è causata da un virus )
Si sapeva che avveniva per contagio e nel caso del vaiolo  per mezzo del liquido contenuto nelle pustole di cui si ricopre tutta la pelle.
Il vaiolo è (anzi, era, adesso non esiste più) una malattia molto grave, con febbre altissima, pustole sulla pelle malattia spesso mortale. Nel XVIII secolo si stima che morissero di vaiolo 400.000 europei ogni anno! E chi sopravviveva portava per tutta la vita le cicatrici delle pustole.
Si sapeva anche che alcune malattie si contraggono una volta sola, poi si diventa immuni; fra queste anche il vaiolo.
Ed ecco la tecnica degli ottomani: a volte capita una persona ammalata di vaiolo, ma in forma più leggera del solito... è una ottima occasione: basta pungere le pustole e poi pungere se stessi, in pratica, diremmo adesso, infettarsi volontariamente.
Attenzione: questa non è una vera vaccinazione, si contrae veramente il vaiolo, ma se tutto va bene, nella forma "leggera" e quasi sempre si sopravvive.
Una pratica quindi pericolosa, ma che garantisce poi l'immunità.
La pratica, descritta da Lady Mary viene adottata in Inghilterra e poi in tutta la Gran Bretagna, nonostante la sua pericolosità.
Una cinquantina di anni dopo, tra i medici che utilizzavano questa “immunizzazione con rischio” c'è anche Edward Jenner. 
Dal 1773 Jenner, (che da giovane aveva contratto il vaiolo, ma, seppure molto indebolito, era sopravvissuto.) è medico di campagna a Berkeley
Jenner non si limita ad applicare la tecnica conosciuta, salvando sicuramente molte persone dal contagio e uccidendone alcune altre, sfortunate), ma cerca anche di capire come la malattia si diffonda e quali siano le persone più esposte.
Non arriva a molto.... rileva solo una cosa stranissima: le addette alla mungitura delle mucche non si ammalano mai, assolutamente, non risulta nessun caso.
Perché??
Esiste una malattia, chiamata vaiolo bovino, che colpisce prevalentemente i bovini, ma talvolta anche gli uomini, in particolare quelli che lavorano a contatto con il bestiame.
In qualche modo, chi si è ammalato di questa malattia (che non è pericolosa e assolutamente non mortale) risulta immune al temutissimo vaiolo.
Così diventa molto più comodo inoculare nei pazienti il contenuto delle pustole di vaiolo bovino, prelevato da un malato di questa malattia.
La prima vaccinazione con questo sistema viene praticata su un bambino il 16 marzo 1798, con i risultati sperati. Sei settimane più tardi Jenner infettò il bambino con il virus del vaiolo umano: il bambino non contrasse la malattia.
Per la verità, lo stesso giorno Jenner sperimenta, su un altro bambino, anche un vaccino ottenuto da un’altra forma di vaiolo, che colpiva i cavalli….. in questo caso il nome vaccino sarebbe proprio sbagliato.
Questo secondo esperimento non ha per nulla successo e il bambino muore.
Ai nostri occhi  (più di 200 anni dopo) questa idea di sperimentare vaccini sui bambini appare proprio come un comportamento assurdo e crudele, ma a quel tempo il pericolo era così forte e la probabilità (esperimento o no) di ammalarsi e morire era così alta, che il rischio era sempre considerato accettabile.
Possiamo pensare che si sentissero in guerra contro le malattie e come  in guerra ci si doveva  abituare  al rischio e anche al fatto che in ogni caso alcuni  morissero.
La guerra contro in vaiolo è stata vinta completamente. In dieci anni, diffusa la vaccinazione, i morti calano a un centesimo di quanti erano prima..
Napoleone rende obbligatoria la vaccinazione per tutto l’esercito.
Negli anni dal 1958 al 1977 la vaccinazione obbligatoria viene estesa anche al terzo mondo…. L’ultimo caso registrato è del 1977, in Somalia. 
Attualmente la malattia non esiste più, un successo grandioso.
3 (continua)

PERCHE' IL CIELO DI NOTTE E' NERO?

Questa domanda è nota come il Paradosso di Olbers: come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l'infinità di stelle presenti nell'universo?
Heinrich Wilhelm Olbers era un astronomo tedesco che pose questa domanda nel  1826. In realtà il paradosso era già stato descritto da Keplero nel 1610, da Richard Bentley in un carteggio con Newton e dagli astronomi Halley e Cheseaux nel XVIII secolo.
Chiediamoci per prima cosa "perché il cielo qui sulla Terra è azzurro durante il giorno ?". E' una domanda alla quale possiamo rispondere facilmente. Il cielo è azzurro perché la luce proveniente dal Sole colpisce le molecole dell' atmosfera terrestre e la componente blu viene diffusa in tutte le direzioni e oscura le stelle. Di notte, quando la parte della Terra in cui ci troviamo è rivolta in direzione opposta al Sole, lo spazio è nero perché non ci sono sorgenti luminose vicine, come il Sole, la cui luce possa essere diffusa. Se fossimo sulla Luna, che non ha atmosfera, il cielo sarebbe nero sia di giorno che di notte. Lo puoi vedere nelle fotografie riprese durante le missioni Apollo.

Affrontiamo ora la parte difficile. Se l' Universo è pieno di stelle, perché la luce proveniente da tutte le stelle non si somma rendendo il cielo sempre luminoso ? Se l'Universo fosse infinitamente grande e fosse sempre esistito, ci aspetteremmo che il cielo notturno fosse chiaro, perché sarebbe illuminato dalla luce di tutte queste stelle. In ogni direzione tu guardassi nello spazio, troveresti una stella. In teoria, in ogni punto del cielo si dovrebbe vedere almeno un puntino luminoso. Ovvero, sovrapponendo infiniti puntini, il cielo di notte dovrebbe essere tutto giallino. No?

Animazione del paradosso di Olbers
Negli anni, diversi scienziati hanno cercato di spiegare perché il cielo di notte sia buio: alcuni pensavano che le nubi di polvere presenti nello spazio vuoto fossero capaci di oscurare le stelle più lontane. Un’altra ipotesi si basava sulla velocità della luce: anche se è la cosa più veloce che esista, la sua è comunque una velocità finita; la luce ha quindi bisogno di tempo per percorrere uno spazio infinito. E là dove la luce delle stelle più lontane non è ancora arrivata, vediamo il cielo nero. 

Poi, nel 1929, l’astronomo Edwin Hubble (come lui si chiama il telescopio spaziale!), ha dimostrato che l’universo si sta espandendo. Se si espande, significa che miliardi di anni fa era molto, molto meno esteso di oggi. Quando una sorgente di luce si allontana da noi, la lunghezza d'onda della radiazione che riceviamo aumenta, cioè la luce della sorgente si arrossa. Questo significa che la radiazione delle stelle che si stanno allontanando da noi si sposta verso il lato rosso dello spettro, a volte così tanto da non poter più essere visibile e cadere invece nella parte infrarossa dello spettro elettromagnetico. ( puoi sentire lo stesso effetto quando un'ambulanza ti passa vicino, e il suono della sirena diventa sempre più grave man mano che si allontana da te; questo si chiama effetto Doppler). Per noi, quel punto dell’universo è buio. Questo fenomeno viene denominato redshift, per sottolineare lo spostamento verso il rosso della luce delle sorgenti lontane. Ecco perché i più potenti telescopi ottici non riescono ad osservare galassie lontanissime: i fotoni prodotti dalle galassie più lontane sono diventati infrarossi e quindi non vengono più ricevuti.
Vediamo anche questo simpatico video che ci spiega il tutto in maniera simpatica e come se fosse tutto molto ..semplice!
da: http://archive.oapd.inaf.it/othersites/sc/starchild/questions/question52.html
     http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=2673

                                   

CYBERBULLISMO

 da:   http://profdigitale.com/emergenza-cyberbullismo-sei-un-insegnante-preparato-ad-affrontare-il-problema/                                                   

                                                             Di cosa si tratta?



Indica atti di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l’e-mail, la messaggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari, i social networks e/o i siti web.

I giuristi anglofoni distinguono di solito tra il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment (“cybermolestia”) che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell’uso corrente cyberbullismo viene utilizzato indifferentemente per entrambi.

Quanti tipi di cyberbullismo esistono?

Flaming: messaggi online violenti e volgari mirati a suscitare battaglie verbali in un forum.
Molestie: spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare gratuitamente e con cattiveria la sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, ecc.
Sostituzione di persona: farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.
Rivelazioni: pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un’altra persona.
Inganno: ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici.
Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per provocare in essa un sentimento di emarginazione.
Cyberstalking: molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura.  
                                              
                                                 Il cyberbullismo è UN REATO!



Sono da considerarsi penalmente rilevanti le seguenti condotte:

  • le pubblicazioni oscene, ai sensi dell’art. 528 del codice penale;
  • il reato di ingiurie, in caso di particolari messaggi inviati per offendere l’onore od il decoro del destinatario, ai sensi dell’art. 594 del codice penale;
  • la tutela dei minori riguardo al materiale pornografico, ai sensi delle previsioni stabilite dalla legge n. 269 del 1998
  • l’indebita raccolta, la rivelazione e la diffusione di immagini attinenti alla vita privata che si svolgono in abitazioni altrui o in altri luoghi di privata dimora, ai sensi dell’art. 615 bis del codice penale.
Quali consigli dare a dei ragazzi o delle ragazze che sono vittime del cyberbullismo?

  • NON DARE CORDA AL PERSECUTORE: non supplicarlo di smettere, non rispondergli per le rime, non mostrarsi arrabbiati.

  • Segnalare il cyber bullo ai moderatori delle chat e dei forum o ai proprietari di blog e siti internet. Nelle comunità virtuali si può contattare il webmaster.

  • Se proprio si vuole rispondere limitarsi a: “Ho informato i miei genitori. Faremo una denuncia alla Polizia Postale. Addio."

  • Informare subito i propri familiari oppure rivolgetevi ad un insegnante
Se la persecuzione è insistente, se si prolunga per più di due settimane, se il contenuto dei messaggi persecutori diventa troppo pesante, soprattutto se contiene minacce o ricatti, si può realmente segnalare l’azione persecutoria alla Polizia.



A differenza del semplice bullismo, che è spesso relegato a luoghi e momenti specifici, il cyberbullismo grazie alla tecnologia ti segue ovunque: a casa, a scuola, in palestra, di giorno, di notte. Non c’è un solo momento della giornata o un singolo luogo nel quale ci si possa sentire al sicuro. Per non parlare del fatto che, in una società sempre più interconnessa, si percepisca la propria immagine pubblica come distrutta per sempre.
Il cyberbullismo coinvolge sempre più spesso adolescenti e pre-adolescenti. Proprio per la delicatissima fascia d'età gli esiti di tale fenomeno posso essere devastanti. In questo periodo il gruppo dei pari è un punto di riferimento importante per i ragazzi. I cyberbulli, spesso a causa della ripetitività delle proprie condotte risultano poco empatici e faticano a percepire la sofferenza sperimentata dalla vittima ogni volta che viene presa di mira on-line. Inoltre, non potendo i cyberbulli sperimentare gli effetti tangibili delle proprie azioni, tutto sembra essere per loro un gioco, che non necessita di essere fermato.
Le conseguenze del cyberbullismo, quindi, nonostante siano ancora sottoposte a studi più approfonditi, sembra siano più gravose rispetto al tradizionale bullismo, a causa dell’elevato numero di persone coinvolte e della forza mediatica di messaggi, foto, video trasmessi on-line o sul telefonino.


Potete guardare questo film: Cyberbully – Pettegolezzi Online, film canadese del 2011, nel quale “la diciassettenne Taylor approfitta del computer appena regalatole dalla madre, per iscriversi su un popolare social network. Ben presto, però, la ragazza perde il controllo su quanto accade on line, finendo vittima di episodi di bullismo virtuale che minano la sua esistenza, facendola allontanare dalle persone che ama”. Forse potrebbe essere una buona idea guardarlo insieme  in classe. Buona visione.



martedì 13 agosto 2013

TABELLINE SULLE MANI

Molti alunni ( e non solo i primini) hanno difficoltà  nella memorizzazione delle tabelline, soprattutto per i numeri sopra il 5.

Ci sono però degli stratagemmi che possono aiutare nei momenti in cui la memoria............ci lascia per strada!
Vi svelerò  uno di questi trucchi, che vi consentirà a risolvere le tabelline del 6, del 7, dell'8 e del 9 con il semplice uso della mani; magari ci eserciteremo a farlo in classe i primi giorni, così nessuno sbaglierà più a fare moltiplicazioni ( e divisioni ). 


In primo luogo mettere le mani di fronte a voi, come indicato nel disegno e, per ogni mano, attribuite alle dita un valore da 6 a 10.     

     
Scegliere i numeri da moltiplicare. Esempio: 7 x 8 ed unire le dita corrispondenti ai valori da moltiplicare.  

Ora si contano le dita che si toccano e quelle sotto di loro.  Il numero che si ottiene corrisponde a quello delle decine (in questo caso 5).


Si moltiplicano le dita della mano sinistra e della destra al di sopra di quelle che si toccano.  Il numero che si ottiene corrisponde a quello delle unità (in questo caso 3x2 = 6).


Totale della moltiplicazione 56.

In alcuni casi si otterrà un numero di unità superiori a nove. Ecco come fare nel caso di 7 X 6.
La somma delle dita sotto quelle che si toccano è 3;  le dita della mano sinistra sopra quelle che si toccano sono 3, le dita della mano destra sopra quelle che si toccano sono 4; 3 X 4 = 12.
In questo caso abbiamo 3 decine e 12 unità  

  3decine
+ 12unità
   42risultato finale
Uno stratagemma da condividere!!!

                   
Qui abbiamo un filmato in cui la spiegazione è  ancora più semplice, ad es. 7 corrisponde a 2 dita, il 9 a 4 dita


giovedì 8 agosto 2013

DIVISIONI A DUE CIFRE

Una delle più grandi difficoltà che incontrano la maggior parte gli alunni è la divisione a due cifre; chi usa un metodo, chi un altro, spesso devo rispiegare tutto il procedimento..è incredibile, perché nella scuola primaria  si fanno centinaia di divisioni, spesso anche con tre cifre.
Ecco qui due  video che mi sembra che spieghino  chiaramente il procedimento.
Dedicato in particolare  ai " primini", ma anche a tutti gli altri ragazzi di seconda e di terza, che troppo spesso, a casa, ricorrono alla calcolatrice per eseguire i calcoli. Ricordate che in terza, nella prova INVALSI, non si può usare la calcolatrice!


                             


                               

lunedì 5 agosto 2013

QUANDO I MEDICI NON SI LAVAVANO LE MANI !

                                                       Ignàc Fulop Semmelweiss

Nato a Buda, in Ungheria (prima che le due città di Buda e Pest si unissero), si laureò in Medicina a Vienna nel 1844 con una tesi sulla vita delle piante.
A quel tempo, evidentemente i confini della medicina erano più estesi di quelli attuali e del resto la cosa si può capire: le piante erano la sorgente di gran parte dei farmaci utilizzati.
Cercò di entrare a far parte di un gruppo di studio universitario che svolgeva ricerche sull’anatomia patologica, poi di un altro gruppo che cercava di migliorare le tecniche di auscultazione e della percussione del paziente.
Ma non trovò posto e allora si rivolse a clinica ostetricia, un ramo della medicina a quel tempo ritenuto meno importante e prestigioso. 
Diventò così  assistente effettivo alla Allgemeines Krankenhaus, modernissimo ospedale europeo di Vienna; riuscì anche ad avere il permesso di dissezionare e analizzare i cadaveri delle donne morte “di parto” (diremmo autopsie, se avessero potuto individuare la causa della morte). 
In quel tempo,  attorno al 1846, morire di parto  era ancora una cosa  abbastanza frequente, sia per la notevole incapacità di far fronte alle complicazioni che possono presentarsi, sia per infezioni batteriche (febbre puerperale) a cui le giovani mamme erano molto esposte. E questo anche nella prestigiosa Scuola Medica Viennese, ricordando che Vienna era la grande capitale di un importantissimo impero europeo, sicuramente conservatore, ma seriamente amministrato.
Nell’ospedale c’erano due diversi reparti o divisioni, il secondo dei quali, fondato nel 1834, era in buona parte gestito dalle ostetriche in tirocinio e quindi sicuramente meno prestigioso.
Nella prima divisione invece operava il fior fiore dei medici anatomisti e patologi dell’ospedale della grande città.
Semmelweis University
Eppure…..
Nella seconda divisione la percentuale delle neo mamme che si ammalavano e morivano di febbre puerperale variava intorno al 4%  mentre nel reparto prestigioso tale triste percentuale era vicina al 10%, un vero incubo sia per i dottori che per le partorienti, ovviamente terrorizzate.
Le febbri puerperali non erano certo una esclusiva viennese o austriaca, ma erano diffuse e temute in tutto il mondo.
Ma nessuno ne conosceva la causa.
Le idee, molto confuse, giravano intorno a “miasmi” cioè “aria malsana” ma anche a qualche tentativo di “spiegazione” per mezzo dell’anatomia:
  • I fluidi prodotti dall’utero e bloccati al suo interno vanno in putrefazione e poi tale putrefazione si diffonde a tutto il corpo
  • L’utero ingrossato dalla gravidanza blocca l’intestino che va quindi in putrefazione, putrefazione che si diffonde poi come nella prima ipotesi.

Ovviamente nessuna di queste ipotesi (errate) era stata minimamente studiata in modo scientifico dagli esperti dottoroni, ricchi di esperienza.
Ma Semmelweiss invece adottò il metodo scientifico.
Cominciò considerare l’ipotesi dell’aria cattiva, aria che effettivamente a Vienna (la rivoluzione industriale comporta l’uso di moltissimo carbone) era piuttosto inquinata.
Questa ipotesi era evidentemente errata, visto che in città il numero delle puerpere morte era “normale”, mentre solo in una parte dell’ospedale era più che doppio.
Allora ipotizzò una componente psicosomatica, legata alla presenza, nel reparto pericoloso, di un sacerdote che passava con una campanella quando si recava a impartire l’estrema unzione.
“Esperimento”: proibì al sacerdote di farsi sentire con la campanella, ma il numero delle morti non diminuì…… quindi…….ipotesi errata.
Nel frattempo era morto un collega di Semmelweiss……….. ma i sintomi della sua malattia erano molto simili a quelli della febbre puerperale….. molto strano,un uomo che sembra “morto di parto”!
Notizia: lo sfortunato collega si era ferito con il bisturi durante l’autopsia di una povera mamma morta di febbre puerperale.
Allora…..altra ipotesi di Semmelweiss;:
Il contagio avviene per contatto e particolarmente attraverso le ferite…. Qualche cosa di sconosciuto passa dal cadavere della persona deceduta di febbre puerperale ad altre persone, attraverso delle ferite (come quelle che ha qualsiasi donna appena dopo aver partorito)
Adesso sappiamo benissimo che questa è l’ipotesi giusta e che i responsabili sono ovviamente alcuni batteri patogeni, ma a quel tempo bisognava verificarla.
Intanto l’ipotesi è compatibile con i dati: la percentuale di mortalità più alta è proprio nella prima divisione, dove lavorano i medici anatomisti, che prima dissezionano i cadaveri e poi visitano le pazienti.
Ordine di Semmelweis, maggio 1847: dopo la dissezione dei cadaveri e comunque prima di visitare o di medicare le puerpere è obbligatorio lavarsi le mani con un detergente forte.
Come detergente viene scelto quello utilizzato dagli addetti alle pulizie dei gabinetti pubblici di Vienna, ipoclorito di calcio. Inoltre le lenzuola delle pazienti devono essere sempre pulite.
Il fatto che queste due disposizioni fossero una straordinaria novità ci fa rabbrividire…..rispetto al rituale di lavaggio mani e dei guanti di gomma sterili dei nostri chirurghi….
Risultato dei due provvedimenti: drastica diminuzione dei decessi.
A questo punto ci si immagina che il nostro giovane dottore abbia davanti una brillante carriera……..invece no
L’idea delle lenzuola pulite viene considerata troppo costosa e il lavaggio delle mani una umiliazione per i dottori…. In più Semmelweiss era di nazionalità ungherese e non nascondeva di essere favorevole all’indipendenza dell’Ungheria dall’Austria….
Alla fine fu licenziato dall’ospedale di Vienna e andò a lavorare in patria, all’ospedale di Pest, dove diede immediatamente le stesse disposizioni circa l’igiene, con gli stessi positivi risultati.
Comunque quasi tutti i medici e gli scienziati continuarono ad essergli contro….. Semmelweis nel 1865 fu “ricoverato” (che significa rinchiuso) in un ospedale psichiatrico, dove morì per la depressione e le percosse subite.
Solo nel 1879 Pasteur confermerà le teorie di Semmelweis, spiegandole con la presenza di microrganismi.
Un uomo e uno scienziato che avrebbe meritato più considerazione in vita e semidimenticato anche adesso: abbiamo trovato solo una via Semmelweis, un monumento a lui dedicato e l’Università di Medicina Semmelweis, tutti a Budapest; altre tre vie a lui dedicate si trovano in Ungheria e una a Terlizzi (provincia di Bari) ....poi due francobolli ungheresi, uno tedesco, uno della Repubblica Austriaca e uno della DDR…. Se  trovate altro….

2 ( continua )


domenica 4 agosto 2013

STORIA DEL "GUARIRE"

Iniziamo con questo post, una raccolta di alcuni dei passi compiuti dalle scienze mediche, quei passi che hanno consentito e consentono a molti di noi di guarire da malattie, traumi e disfunzioni del nostro organismo.
Una miriade di ricercatori (alcuni scienziati, altri no, ma tutti animati dal desiderio di riuscire a sconfiggere lo stato di sofferenza e di ridare la salute al paziente) hanno per secoli cercato di capire qualcosa del corpo umano: come è costruito internamente a livello macroscopico e microscopico (Anatomia), come funzionano le varie parti (Fisiologia), quali malattie e disfunzioni si verificano (Patologia) e come possono essere curate.
Questa serie è dedicata a tutte queste persone, studiosi e sperimentatori, dei quali dovremmo ricordarci quando superiamo una tonsillite o ci proteggiamo con una vaccinazione o facciamo una radiografia o misuriamo la pressione del sangue ecc ecc.
Parleremo dei primi medici greci, dei primi scienziati che ebbero il coraggio di guardare "dentro" il corpo umano, di quelli che cercarono di capire come funziona ogni parte e di quelli che si preoccuparono delle microstrutture, spiegando così il funzionamento di molti organi. Parleremo di quelli che pian piano compresero che molte malattie non derivano da arie cattive (Mal aria e miasmi), ma da infezioni di microrganismi patogeni.
E, una volta scoperto questo, trovarono antibiotici per combattere i batteri, antivirali contro i virus e vaccini contro entrambi, senza dimenticare l'igiene, pratica sconosciuta per tutto il medioevo e fino al 1700
Accanto alle scoperte degli scienziati, meriteranno di essere ricordate anche invenzioni vincenti, come il microscopio, la siringa ipodermica, la radiografia, lo stetoscopio, l'anestesia e qualche altra.
Se qualche dottore in Medicina avrà la bontà di leggerci non si scandalizzi della eccessiva semplicità delle presentazioni, che hanno soltanto uno scopo didattico e sono rivolte prevalentemente ad alunni ed ex alunni: Ovviamente accetteremo volentieri qualunque segnalazione di errori, ma loro (i Medici, del passato e attuali) accettino fin d'ora la nostra gratitudine per il loro prezioso, indispensabile  lavoro.

venerdì 2 agosto 2013

SPERIMENTAZIONE ANIMALE? INFORMATI PER DECIDERE

Nel campo della sperimentazione animale, l'Italia in questi giorni ha fatto passi indietro rispetto alla Direttiva Europea, ponendo delle limitazioni in modo del tutto emotivo, ascoltando solo gli animalisti e non la comunità scientifica. Queste limitazioni freneranno la ricerca scientifica.
In Italia, il dibattito sulla sperimentazione animale è diventato una sorta di guerra di religione, con gli oppositori che ribadiscono tanti irrazionali «no». C’è però un dato incontestabile: sfogliando l’albo dei vincitori del Premio Nobel per la medicina, balza subito all’occhio la fondamentale importanza delle cavie, che - almeno al momento - non possono essere rimpiazzate dalle cosiddette «pratiche alternative». 

Luigi Naldini dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, scienziato di fama mondiale,  tornato alla ribalta alcune settimane fa  per l’utilizzo del virus dell’Aids per curare due gravi patologie, spiega in un'intervista sul giornale "La Stampa " che non si può eliminare del tutto la sperimentazione animale, specialmente  nel momento in cui si devono vedere dal punto di vista clinico ( cioè sull'uomo )  i risultati ottenuti in laboratorio.  
 «Oggi abbiamo a disposizione cure estremamente innovative, come i farmaci biologici, la terapia genica e quella cellulare. Ma sono tutte cure impossibili da valutare in modo completo se non in modelli “in vivo” - sottolinea Naldini -. Come possiamo pensare di testare una nuova terapia che salva degli esseri umani senza aver valutato il rapporto rischio-beneficio in un modello animale? Certo, si possono fare predizioni, ma poi tutto deve poter essere verificato sul campo». 

E' bene ricordare che i camici bianchi non si dimostrano affatto insensibili al tema della dignità dell’animale; infatti nei loro laboratori cercano sempre più  di ridurre la sofferenza degli animali, anche  se l'immagine dello scienziato pazzo e sadico non è stata ancora del tutto cancellata dell'immaginario collettivo.



Guarda questo video che cerca di spiegare in modo chiaro e  ragionato  la questione della sperimentazione sugli animali